Restituire alla natura popolazioni vitali di Perdix p. italica, questo è il principale obiettivo del nostro progetto.

Un obiettivo non da poco, visto che si tratta di reintrodurre una sottospecie che, negli ultimi 60 anni, è sopravvissuta esclusivamente in allevamento. Questo significa che per generazioni questi animali non hanno dovuto procacciarsi il cibo, difendersi dai predatori o costruire i propri nidi: in breve, hanno perso la loro rusticità, ovvero la capacità di sostenersi e sostentarsi in autonomia.

Il valore della rusticità negli animali destinati ai ripopolamenti è noto: meno la loro vita dipende dall’uomo, più possibilità avranno di ambientarsi e sopravvivere in natura. Dunque, la sfida più grande che il nostro progetto ci sottopone è proprio questa: come fare per far riaffiorare nelle starne la propria indole selvatica?

Arrivati alla seconda stagione di reintroduzioni, possiamo fare un primo bilancio sulle azioni che sono andate a buon fine – che rappresentano la maggioranza – ma soprattutto dobbiamo concentrarci su quelle azioni che possono essere migliorate per avere risultati più in linea con le aspettative.

La predazione, per esempio, è sicuramente il fattore che ad oggi più incide sulla sopravvivenza degli individui reintrodotti, totalmente disabituati a difendersi. Per questo motivo, nel corso della prossima stagione le sessioni di training antipredatorio verranno ampiamente intensificate, sia tramite falconiere che con sagome mobili. Un altro fattore di criticità riscontrato è la presenza dei parassiti. Alcuni individui, infatti, manifestano coccidiosi – normalmente insita nell’avifauna – che rimane latente e in stato subclinico fino al rilascio: una volta al Mezzano, però, facilmente essa passa allo stato clinico. Lo stress del trasporto, del cambio di clima e di condizioni generali favorisce probabilmente l’insorgere dell’infezione. Lo staff veterinario di ISPRA si sta muovendo, insieme al personale di Bieri, per la corretta gestione della problematica.

Sempre al Mezzano, alcuni individui sono stati rinvenuti privi di vita a stomaco vuoto: molto probabilmente va coordinato in modo differente il passaggio delle starne dall’alimentazione di Bieri a quella del Mezzano.

Inoltre, sono emerse alcune riflessioni riguardo le metodologie di monitoraggio utilizzate finora, le quali risultano non essere del tutto esaustive e che, con tutta probabilità, ci spingono ad una sottostima dei numeri degli individui presenti al Mezzano.

Infatti, con l’ausilio dei cani da ferma non si riscontrava adeguatamente la presenza di fagiani, specie che è noto essere presente in gran numero nell’area. Anche la telemetria su un ridotto numero di esemplari si è dimostrata meno attendibile dell’auspicato per estrapolare la sopravvivenza degli individui rilasciati.

Nel corso del 2023 amplieremo e rafforzeremo i metodi di monitoraggio mediante campagne di avvistamenti diretti – coinvolgendo anche Università, Associazioni e volontari – utilizzando la tecnologia UAV, ovvero i droni e potenziando l’uso delle fototrappole.

Dunque, c’è ancora bisogno di tempo e di tutto il nostro impegno affinché si possano riscontrare dati effettivi in merito alla sopravvivenza e al successo riproduttivo degli animali liberati in natura.

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